Dopo aver partecipato al primo convegno scientifico organizzato a Ragusa nel 2012 dal Gruppo Leonardo Solutions Domodry, Raymond Bondin, esperto del patrimonio mondiale Unesco – uno dei sette esperti mondiali che contribuiscono alla ridefinizione delle normative per il patrimonio storico mondiale – si prepara a portare il suo contributo nel prossimo congresso in programma il 19 aprile a Napoli. Durante l’evento, che vedrà la partecipazione di sovrintendenze, università, rappresentanti del Ministero della Cultura e del CNR, oltre a enti di catalogazione e ricerca, saranno presentati i risultati raggiunti dopo dieci anni di sperimentazione scientifica, condotta dalle università, rispetto al tema specifico e all’efficacia della Tecnologia a Neutralizzazione di Carica CNT.

 

Già nel 2012, Bondin aveva evidenziato l’importanza degli interventi preventivi nella salvaguardia, recupero e valorizzazione del patrimonio storico secondo le istanze della conservazione preventiva.

La sua impronta nel panorama della tutela del patrimonio culturale è indelebile, con contributi significativi che hanno portato all’iscrizione delle otto città tardo barocche della Val di Noto nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Il suo coinvolgimento attivo nell’istruttoria sui riconoscimenti Unesco delle Isole Eolie, di Siracusa Pantalica e Palermo Arabo-Normanna, insieme al suo parere su numerose proposte di inserimento nella lista del Patrimonio Mondiale, ne attestano l’impegno e la competenza. “Per il suo coraggio e la sua testarda, sapiente e lucida difesa dell’identità culturale e del patrimonio materiale e immateriale del Mediterraneo” il prossimo 21 aprile sarà insignito del prestigioso Premio Custodi della Bellezza, riconoscimento della sua instancabile difesa del patrimonio culturale mondiale.

In questa intervista, Bondin anticipa il suo intervento previsto per il 19 aprile, offrendo uno sguardo privilegiato sulle prospettive e le sfide nel campo della conservazione del patrimonio storico.

 

Perché l’umidità di risalita capillare rappresenta una minaccia per il patrimonio storico culturale e quali sono stati i tentavi per porre rimedio al fenomeno?

«L’umidità di risalita capillare minaccia numerosi edifici storici e luoghi di culto in tutto il mondo. Il fenomeno è particolarmente diffuso in aree, come il Sud Italia e l’isola di Malta, mia terra d’origine, dove la pietra utilizzata ha un’elevata capacità di assorbimento dell’acqua. Nonostante numerosi tentativi da parte di esperti nel settore del restauro, le soluzioni adottate, compreso l’uso invasivo dei metodi tradizionali, hanno provocato danni significativi senza risolvere il problema in modo duraturo. Questi interventi hanno compromesso la stabilità strutturale degli edifici storici e generato costi di riparazione elevati, evidenziando la seria minaccia che l’umidità di risalita rappresenta per il patrimonio culturale».

 

Come è stata accolta l’introduzione della Tecnologia a Neutralizzazione di Carica CNT per contrastare l’umidità di risalita capillare?

«Quando è stato introdotta la Tecnologia CNT, molti tecnici nutrivano dubbi sulla sua efficacia, data la sua apparente semplicità nel contrastare l’umidità di risalita. Tuttavia, sin dall’inizio, grazie alla ricerca applicata e alla dimostrazione scientifica, ha dimostrato di essere estremamente efficace. 

Il sistema ha ottenuto risultati eccezionali utilizzando una tecnologia unica e non invasiva. Questo aspetto riveste particolare importanza nel contesto della conservazione dei monumenti, poiché si preferiscono interventi che siano sia reversibili che poco invasivi. È stato, infatti, implementato con successo in numerosi edifici storici, anche in città caratterizzate da gravi problemi di umidità, come ad esempio Venezia».

 

Ad oggi, quali sono le principali sfide da affrontare?

«Attualmente, ci troviamo in una fase critica caratterizzata da diverse sfide. In primo luogo, con il successo e la crescente diffusione della Tecnologia CNT, stiamo assistendo alla proliferazione di imitazioni inefficaci e di scarsa qualità. Questo rende complicato per committenti e progettisti riconoscere e apprezzare l’unicità e l’efficacia della vera Tecnologia CNT, la quale si basa su un principio di funzionamento completamente diverso rispetto ai sistemi a inversione di polarità o magnetici, solo apparentemente simili. A questa problematica di mercato si aggiunge la carenza di pietra di alta qualità nelle cave, soprattutto nel Sud Italia. Questo crea ulteriori ostacoli nel processo di restauro, poiché la sostituzione della pietra deteriorata non è più una soluzione praticabile».

 

Per concludere, vorrebbe condividere delle considerazioni riguardo al legame tra la protezione dei siti Unesco e l’utilizzo della Tecnologia CNT?

«Sono profondamente preoccupato per la conservazione del patrimonio mondiale, in cui l’attenzione alla conservazione non è mai sufficiente. Ci sono molte zone archeologiche, come i siti con mosaici, che lamentano danni dovuti all’umidità. Recentemente, sono stati pubblicati numerosi articoli in merito a questo problema. È interessante notare che la Tecnologia CNT potrebbe essere utilizzata non solo per gli edifici chiusi, come le chiese, ma anche per le aree archeologiche. Tuttavia, finora non è stato fatto abbastanza in questo ambito, ma c’è ancora molto lavoro da fare. Bisogna ricordare che una volta danneggiato, ad esempio, un mosaico, anche se può essere restaurato, perde la sua autenticità e integrità, aspetti fondamentali secondo le linee guida dell’Unesco, che sottolinea l’importanza di mantenere il patrimonio il più integro e autentico possibile. Sono particolarmente preoccupato per i danni riscontrati in numerosi siti in Italia, non solo nel Sud. Napoli è un esempio lampante: la città ha una vasta area riconosciuta dall’Unesco, con numerose chiese e altri edifici, ma purtroppo più di quaranta di queste chiese sono chiuse a causa di gravi problemi di umidità e non si stanno adottando misure adeguate. Questa situazione crea problemi sul territorio e rischia di compromettere l’immagine dell’Italia agli occhi dell’Unesco. Per questo motivo, sono convinto che la Tecnologia CNT rappresenti il sistema ideale per preservare il patrimonio storico non solo italiano, ma globale».

 

Guarda il programma dell’evento di Napoli e scopri come partecipare da remoto

https://www.cnt-apps.com/napoli-umidita-e-beni-culturali-dieci-anni-di-sperimentazione-scientifica/

 

CV RAYMOND BONDIN

Con un dottorato in restauro, il Dott. Raymond Bondin è un esperto nella gestione delle città storiche. Ha diretto le città storiche di Malta per 20 anni e collabora con l’UNESCO da 30 anni, sia come ex ambasciatore che come esperto nel campo del patrimonio mondiale. Ha fornito consulenza in 63 paesi, concentrandosi principalmente sul Mediterraneo. È stato membro del Consiglio di ICCROM e dell’Esecutivo dell’ICOMOS, oltre ad aver ricoperto numerose altre posizioni.