Dieci anni di studi e ricerche confermano l’efficacia della CNT

Un gruppo di ricerca interuniversitario si occupa di monitorare e valutare da più di dieci anni l’efficacia della Tecnologia a Neutralizzazione di Carica (CNT). Si tratta del CNT-APPs, il Partenariato Accademico composto da esponenti di numerose università italiane, che esplora le applicazioni della Tecnologia per l’eliminazione dell’umidità di risalita nelle murature e la salvaguardia del patrimonio costruito. Numerosi siti di pregio dal grande valore storico, sottratti alla minaccia dell’umidità grazie all’installazione della CNT, sono diventati oggetto di studio da parte del CNT-APPs. Tra i responsabili del gruppo di ricerca anche il prof. Manlio Montuori del Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara. Negli anni ha potuto valutare l’efficacia della Tecnologia in diversi siti, quali Palazzo Renata di Francia, sede del Rettorato dell’Università di Ferrara, la Loggia degli Aranci della Palazzina Marfisa d’Este Musei civici di arte antica a Ferrara, la Chiesa di Sant’Agnese in Agone a Piazza Navona a Roma, Villa Pallavicini a Bologna e molti altri casi studio, tuttora monitorati, i cui risultati saranno pubblicati in un progetto di ricerca.

 Com’è avvenuto l’incontro con il Gruppo Leonardo Solutions – Domodry?

«Il tema dell’umidità di risalita è al centro della mia ricerca da molti anni, ma il primo contatto con il Gruppo è avvenuto nel 2013, anno in cui ho partecipato all’organizzazione della prima edizione del Salone Internazionale del Restauro dopo il terremoto del 2012 che colpì l’Emilia-Romagna.

In occasione della fiera ho contattato l’ing. Michele Rossetto, ideatore della CNT, poiché l’obiettivo era quello di presentare attraverso un dimostratore in scala 1:1 le più recenti ed efficaci tecnologie utilizzabili nei cantieri per gli interventi di riparazione, restauro, consolidamento e neutralizzazione dell’umidità di risalita, problema, quest’ultimo, che ritengo debba essere affrontato prima o contestualmente agli altri interventi».

Quando ha potuto constatare di persona l’efficacia della Tecnologia CNT?

«Sempre in quell’anno, il 2013, ho partecipato a un evento formativo organizzato a Bologna, nel quale il Gruppo Leonardo Solutions – Domodry presentava, a una platea di professionisti, i risultati ottenuti in seguito all’applicazione della CNT negli ambienti sotterranei di Villa Pallavicini, dove il fenomeno dell’umidità di risalita capillare minacciava la dimora storica. Fu un incontro molto interessante perché ebbi modo di rendermi conto in prima persona degli evidenti risultati conseguibili attraverso l’applicazione della CNT. La disgregazione e la caduta degli intonaci erano le manifestazioni incontrovertibili del degrado innescato dall’umidità, tuttavia non si avvertiva più il tipico odore degli ambienti umidi, empirica sentinella di allarme, perché il dispositivo, a distanza di due anni dall’installazione, aveva già neutralizzato la carica elettrica dell’acqua presente nel terreno a contatto con la muratura, interrompendo così la risalita attraverso i capillari del muro, così come confermato dalle successive analisi ponderali e termografiche».

Com’è nato il gruppo di ricerca legato al CNT-APPs?

«Il tema dell’umidità nelle murature storiche rientra fra le attività di ricerca che porto avanti all’interno del Labo.R.A. – Laboratorio di Restauro Architettonico dell’Università di Ferrara, in collaborazione con altri laboratori di ricerca universitari. Insieme seguiamo le sperimentazioni legate al tema, ognuno secondo approcci differenti. Ne è nato il protocollo d’intesa interuniversitario “Strutture in elevato ed Umidità da risalita capillare: Sicurezza e Sostenibilità” che coinvolge sei atenei: l’Università degli Studi di Ferrara, il Politecnico di Torino, l’Università del Salento, l’Università di Napoli “Federico II”, l’Università degli Studi di Padova e l’Università degli Studi della Basilicata.

Dopo il terremoto del 2012, abbiamo inteso indagare le numerose tecnologie presenti in quel momento sul mercato che promettevano una deumidificazione delle murature efficace nel tempo. Di conseguenza abbiamo contattato molte aziende, con l’obiettivo di coinvolgerle in questo progetto, ma l’unica disposta a collaborare, mettendo subito a disposizione la banca dati dei risultati – migliaia di installazioni – oltre ai dispositivi, è stata Leonardo Solutions – Domodry. Questa circostanza ha richiesto un aggiornamento degli obiettivi della nostra ricerca. Il “Progetto di Ricerca Sperimentale Murature affette da patologie di umidità da risalita capillare: interventi con Tecnologia a Neutralizzazione di Carica” è condotto mediante campagne diagnostiche in situ supportate da prove misurabili e ripetibili nel tempo. È così che ha avuto inizio il percorso del CNT-APPs, un gruppo dedicato all’approfondimento e al monitoraggio della Tecnologia CNT».

Chi sono i componenti del CNT-APPs e qual è l’obiettivo?

«Il CNT-APPs fa riferimento a un accordo di ricerca sottoscritto direttamente dai responsabili scientifici dei sei atenei citati prima, ma il gruppo è aperto a tutte le università, italiane e non, che pian piano stanno aderendo, quali Firenze, Enna, Venezia e da poco anche l’Università Politecnica di Valencia. Dopo l’accordo, il primo passo è stato quello di rendere i dati confrontabili, quindi abbiamo uniformato i metodi diagnostici, concentrando l’attenzione sulle prove ponderali, che favoriscono un raffronto analitico e oggettivo in merito al contenuto umido nelle murature. In questo modo siamo in grado di comparare i dati registrati presso i diversi siti, che monitoriamo di volta in volta, con la finalità di verificare l’efficacia della Tecnologia CNT sin dall’inizio della sua installazione».

Quali sono i risultati raggiunti e quali gli obiettivi prossimi?

«In questi 11 anni di analisi e confronti di dati abbiamo ormai accertato che la Tecnologia CNT raggiunge il risultato di neutralizzare l’umidità da risalita capillare.
Il prossimo obiettivo è quello di valutare il mantenimento dei risultati raggiunti nel tempo, su una casistica di installazioni molto importante. Stiamo già registrando condizioni perfette di conservazione di pitture murali e intonaci, e questo è sicuramente il dato più interessante per far comprendere a chiunque che l’installazione del dispositivo non costituisce un costo, ma un importante investimento che si ammortizza nel tempo».

 

CV Manlio Montuori

Architetto, Specialista e Dottore di ricerca in Conservazione dei beni architettonici, già Ricercatore a t.d. in Restauro (s.s.d ICAR-19) presso il Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Ferrara. L’attività di ricerca è prevalentemente orientata all’approfondimento degli aspetti scientifici e teorici della conservazione, in particolare nell’impiego delle tecnologie digitali applicate al monitoraggio e all’analisi delle vulnerabilità del patrimonio costruito. Ha organizzato e partecipato a numerosi convegni di rilevanza nazionale e internazionale sul restauro, la conservazione, la valutazione dei rischi e la propensione al danno del patrimonio culturale costruito.