La tecnologia CNT funziona anche in ambienti sotterranei e ipogei: lo dimostra l’installazione nei locali che ospitano le spoglie del santo patrono della città veneta. A quattro anni dall’installazione, l’umidità di risalita è scomparsa.
Per Verona, rappresenta un luogo di culto importante, perché custodisce le spoglie del patrono, ottavo vescovo della città, santo della Chiesa cattolica e ortodossa: la cripta della basilica di San Zeno (uno dei capolavori del romanico padano) è rinata grazie all’impiego della tecnologia CNT, che ha risolto un annoso problema di umidità di risalita. L’intervento è uno degli esempi di come il sistema sviluppato da Leonardo Solution rappresenti una risposta, peraltro non invasiva, anche in ambienti “critici”. La cripta, ipogea, risale con ogni probabilità al primo nucleo della chiesa edificata sulla tomba di San Zeno, morto tra i 372 e il 380. Il corpo del santo – conosciuto anche come il “Vescovo Moro” perché nato in Mauritania – è tutt’oggi ospitato nel luogo dove fu ritrovato: sulle spoglie sono stati eseguiti importanti esami di accertamento per determinarne età e provenienza.
«La cripta – racconta l’architetto Flavio Pachera, da oltre trent’anni fabbriciere della basilica di San Zeno – è il luogo scelto per la custodia delle reliquie del santo. Sulla data di costruzione non abbiamo certezze, ma di certo sappiamo che è stata scavata sotto la chiesa romanica completata nel 1138. La firma di uno scalpellino su una colonna ne accerta l’esistenza nel XIII secolo. È caratterizzata da 49 colonne, tutte di stile diverso e realizzate con materiale di recupero con un rosone centrale. Alla fine del 1300 è stata modificata ed è stato allungato l’abside verso Est». Per anni, quello che gli Annali Zenoniani definiscono un “antro opaco” è stato il locale più profondo della chiesa, soggetto a un problema di degrado per umidità di risalita. «Lo spunto per i lavori di risanamento – racconta l’architetto Pachera – è arrivato qualche anno fa, quando è sorta l’esigenza di trovare un locale unico in cui riunire tutti gli elementi restaurati di un coro ligneo del 1400 di Gregorio Correr. Si è scelto di collocare l’opera nella cripta, ma per questo è stato necessario risolvere prima il problema dell’umidità. In prima istanza è stato sviluppato un progetto per realizzare una sorta di trincea esterna all’abside, ma la strada è subito parsa di difficile realizzazione, perché imponeva la necessità di eseguire uno scavo di oltre 5 metri. Su suggerimento della Soprintendenza abbiamo sondato tecnologie moderne e meno invasive e abbiamo scelto e installato la CNT installata da Domodry. Nonostante le gravi condizioni di umidità in cui versava la cripta – ambiente ipogeo – si è potuto testare sul campo come la CNT abbia effetto anche nelle zone semi-interrate, dove la trasmissione per attrazione dell’acqua avviene anche in senso sub-orizzontale. L’installazione risale al maggio del 2018 con l’inserimento di tre apparecchi CNT con raggio d’azione di 15 metri ciascuno. In meno di tre anni, la termografia eseguita ha rivelato come l’umidità nei muri sia sostanzialmente scomparsa. «Il risultato c’è e si vede – racconta Pachera. Gli stessi restauratori del coro hanno attestato come lavorare in cripta, all’asciutto, sia divenuto possibile, perché anche l’aria risulta migliorata. Il metodo non è invasivo, è pressoché invisibile e presenta costi di esercizio praticamente nulli. Il mantenimento del risultato raggiunto potrà essere riscontrato anche in futuro con ulteriori verifiche».
Foto anteprima articolo da: mywowo.net
Foto sopra da: www.verona.net