di ILARIA BONCOMPAGNI
FUNZIONARIO TUTELA STORICO ARTISTICA - SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGIA BELLE ARTI E PAESAGGIO PER LE PROVINCE DI LUCCA E MASSA CARRARA

L’Angelo Annunciante: racconto di un restauro

L’attenzione sulla Pieve di San Gennaro in Lucchesia si è prodotta grazie ad una serie di concause. Il processo di risanamento dell’intero complesso ha avuto origine dal restauro di una singola opera, una scultura di terracotta policroma, prodotta a cavallo fra XV e XVI sec., raffigurante un Angelo Annunciante – un’opera enigmatica dall’attribuzione ancora incerta, conservata all’interno della Chiesa. Non ne conosciamo la storia, la provenienza e le vicissitudini che hanno portato l’opera fino a San Gennaro, le fonti a disposizione sono di scarsa rilevanza, l’archivio parrocchiale è pressoché inesistente e le poche notizie spesso frammentarie sono quelle contenute nelle descrizioni delle visite pastorali, non esaustive e spesso sommarie. Così inizia il nostro racconto… C’era una volta una splendida scultura di un Angelo Annunciante, custodita nella Pieve di San Gennaro in condizioni conservative inequivocabilmente critiche, racchiusa in una teca nascosta dietro la parete di contro facciata della chiesa, la zona più umida di tutta la struttura. Non potendo comprendere a pieno, dopo un primo approccio, l’effettiva situazione conservativa dell’opera, capimmo comunque di dover intervenire. Gli approfondimenti diagnostici che furono eseguiti sulla scultura e sull’ambiente circostante nei successivi mesi delinearono le effettive condizioni e comprendemmo la necessità di realizzare un progetto lungimirante che avesse per obiettivo finale la rinascita della Pieve attraverso un’azione di valorizzazione programmata che prevedesse l’intervento di molteplici contributi – un’operazione multidisciplinare – misurati sia in risorse umane, sia economiche. La percezione di trovarsi in un ambiente malsano entrando in chiesa declamava il pessimo stato conservativo generalizzato. La causa principale di questa situazione allarmante era attribuibile all’umidità che lasciava segni evidenti sulle pareti, sugli altari, nell’aria e tracce di depositi salini sui fusti delle colonne delle navate, maggiormente evidenti nella zona circostante all’altare centrale: era necessario intervenire al più presto sul fattore umidità. Per migliorare e rendere l’ambiente consono alla conservazione, volevamo trovare una soluzione che fosse efficace, accessibile, con costi sostenibili. Esistono sul mercato metodologie e tecnologie per contrastare il fenomeno dell’umidità, spesso si tratta di soluzioni temporanee, difficilmente controllabili, che non possono essere verificate, oppure trattasi di risoluzioni che richiedono interventi di carattere edile, molto rischioso e oneroso. Non potevamo agire senza avere certezze, dovevamo abbattere i rischi e operare un risanamento duraturo e efficace intervenendo sul fattore umidità, senza causare shock termici: l’obiettivo era asciugare le murature in modo naturale e definitivo. Fondamentale era conoscere l’effettiva situazione, per affrontare il problema alla radice ed intervenire con un metodo scientifico, operando una attenta diagnostica preliminare che permettesse di calibrare le modalità dell’intervento misurata sulla capacità di reazione, la capillarità delle murature nelle diverse zone interessate dal problema, la quantità di umidità ambientale, infiltrativa e di risalita, che era stata assorbita nei secoli dalle murature dell’intera struttura della Pieve. La tecnologia CNT – ha risposto a questa esigenza, intervenendo principalmente sull’umidità di risalita: dopo l’esame e la verifica delle condizioni e della quantità di acqua presente all’interno della pietra calcarea che costituisce il paramento lapideo e l’intera struttura della Chiesa. La pietra calcarea conteneva una percentuale di acqua pari al 30%, dato sconcertante se si pensa che solitamente quel tipo di pietra ha valori pari allo 0.3% – una sfida impegnativa. Il metodo per la risoluzione dell’umidità di risalitala attraverso la tecnologia CNT consta di un apparecchio che crea un campo magnetico, neutralizzando le particelle d’acqua, garantendo l’asciugatura delle murature nei primi tre anni di attivazione, e controllandone lo stato di avanzamento con verifiche annuali, attraverso termografie dedicate che decretano gli effetti di tale metodologia. Dopo tre anni gli effetti positivi e “miracolosi” della tecnologia CNT sono eclatanti, valutabili dalle immagini sottostanti. Una vera scoperta che permette di ottenere in un tempo brevissimo grandi risultati, duraturi nel tempo e creando effetti benefici anche sull’umidità ambientale, migliorando così le condizioni conservative generali di ogni apparato interno, realizzando il sogno di conservare più a lungo possibile il nostro patrimonio.

Termografie di verifica a campione dall’installazione dell’impianto e nei successivi due anni:

termografia

L’ANGELO ANNUNCIANTE è una scultura in terracotta dipinta, prodotta a cavallo fra XV e XVI sec. di finissima qualità, di assoluta eleganza e raffinatezza, un’opera d’arte misteriosa ancora “..in cerca d’autore..”: la prima vera attribuzione la dobbiamo a Carlo Ludovico Ragghianti che nel 1957 attribuì l’opera di San Gennaro alla Bottega di Andrea del Verrocchio – un’attribuzione prudente, oggi diremmo in confort zone – che concorre a creare ulteriore curiosità e attrazione di fronte a questa enigmatica scultura. L’altra attribuzione appartiene allo studioso Carlo Pedretti, che alla fine degli anni ’90, la indentificò come opera di un giovane Leonardo da Vinci. Ad oggi non abbiamo fonti certe che indichino chi ne fu l’artefice, ma indubbia è la qualità e la maestria di colui che la produsse, questa aura di mistero rende l’opera ancora più affascinante. L’impegnativo e scrupoloso intervento di restauro, reso possibile dalla formidabile onda d’interesse suscitata dal 500 anniversario leonardiano, è stato realizzato grazie alla disponibilità e lungimiranza dell’Arcidiocesi di Lucca, proprietaria del bene, della Società russa Leo-Lev che lo ha finanziato e che gestisce il Centro Espositivo Leo-Lev di Vinci – dove l’opera è stata esposta dopo lo scrupoloso intervento di restauro, eseguito magistralmente dagli specialisti dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze.

L’Arcangelo Gabriele, presentava infatti numerosi incollaggi e spaccature, ridipinture che ne occultavano i volumi e la plasticità, alcuni elementi decorativi erano mancanti, deteriorati e frammentari, ma nonostante queste mancanze, la raffinata esecuzione del manufatto, la minuzia dei particolari, l’armonia delle forme e dei volumi, non avevano compromesso la qualità dell’opera e il suo significato. L’opera originariamente è stata realizzata in due pezzi di cottura: il busto e le gambe. A causa di un danno di natura accidentale avvenuto nel 1773 quando una scala lo urtò facendolo cadere a terra causando la rottura del busto in 28 frammenti, malamente riattaccati all’epoca con abbondante quantità di gesso che aveva appesantito tragicamente tutta la parte superiore rischiando la crisi strutturale dell’opera che rischiava di cadere sotto il proprio peso.
Nel corso della sua storia, forse proprio in occasione dell’incidente settecentesco, l’Angelo ha perso parte dell’ala destra, tre dita della mano destra, due della sinistra e gli alluci di entrambi i piedi. (si vedano le foto)

Foto

Il restauro è stato organizzato seguendo un progetto corale alla cui redazione hanno partecipato varie figure professionali:
restauratori, architetti, storici dell’arte e tecnici dell’immagine, seguendo una metodologia d’intervento basata su molteplici fattori-dallo studio tecnico-esecutivo utilizzando strumenti di indagine scientifica, all’aspetto storico iconografico, citando Paolo Mora, pilastro del Restauro italiano, che dal 1950 svolse attività di ricerca e didattica all’Istituto Centrale di Restauro di Roma (oggi ISCR): “la collaborazione in fase di restauro si configura come uno sgabello a tre gambe per mettere in evidenza la necessaria compresenza di queste tre figure professionali: il chimico, il restauratore e lo storico dell’arte” – le tecnologie oggi si sono evolute e il nostro sgabello ha aumentato le sue gambe! La redazione di questo tipo di progetto multidisciplinare – che prevedeva nel nostro caso, la rimozione delle ridipinture e dei vecchi materiali di restauro (gesso, malte di riempimento, perni metallici); incollaggio delle parti rotte; integrazione della lacune materiche riconducibili, ritocco pittorico e la protezione finale – mette in relazione costantemente (prima dopo e durante) e in maniera organica i dati raccolti così da realizzare un quadro complesso e completo composto da immagini diagnostiche, indagini fotografiche, rilievo in 3d attraverso l’utilizzo del laser scanner per realizzare ricostruzioni, elaborazioni digitali al fine di creare ipotesi di intervento “virtuali”, ricerca iconografica e stilistica. Sono state effettuate indagini fotografiche sulle cromie dell’Angelo in luce visibile frontale e radente, con raggi UV per individuare le diverse stesure di colore apparentemente uguali, piccoli saggi stratigrafici per definire la successione delle ridipinture e distinguere il carattere chimico dei pigmenti impiegati, indagini al micro FTR per la caratterizzazione delle sostanze organiche e inorganiche per individuazione del legante e del turapori sulla superficie della terracotta, la gascromatografia applicata alla spettrometria di massa per separare le varie sostanze presenti in una miscela, scomporle anche da micro campioni e riconosciute in base alla loro natura chimica. Ogni azione è stata calibrata secondo le risultanze delle analisi effettuate e seguendo fasi consecutive per evitare qualsiasi rischio e proteggere l’opera restituendola nella sua forma più naturale senza aggiunte e “elaborazioni” perseguendo la mission del restauro conservativo che ha restituito pregio e giustizia ai volumi e all’armonia dell’opera. La postura, l’attitudine del corpo, la ricaduta delle vesti, ogni particolare ha ritrovato la propria dignità, risultato di scelte sapienti e consapevoli dell’artista, che ha voluto rendere immortale il momento esatto dell’atterraggio, come si trattasse di uno scatto istantaneo, quell’istante in cui l’Angelo Annunciante arriva al cospetto della Vergine Maria, cogliendola di sorpresa, incosciente del miracolo della nascita che le avrebbe cambiato il destino.
La postura del corpo in leggera torsione con le vesti ancora attaccate alle gambe dall’attrito provocato dal moto del volo, nell’attimo che precede il contatto con il terreno e lascia spazio all’attrazione della forza di gravità, rafforzato nella lettura dalla posizione dei piedi, dal nastro che avvolge la vita dell’angelo, ancora smosso dallo svolazzo, le pieghe della veste plasmate dal vento in volute spiraliformi. Il movimento del capo, la capigliatura morbida che si adagia sulle spalle, la dolcezza del volto, la delicatezza dei lineamenti, la morbidezza delle forme, rispecchiano l’iconografia angelica in uso nel periodo rinascimentale, conclamando il legame con la scultura classica e la loro eleganza senza tempo. I risultati di questo lavoro hanno permesso di ricomporre e ricollegare elementi apparentemente disgiunti e creare un archivio di informazioni che potrà essere utile per studi futuri e approfondimenti (un esempio significativo è il ritrovamento di alcune impronte digitali estratte dall’interno dell’opera, oggi non siamo in grado di comprenderle, né di confrontarle, ma nel futuro chissà, magari daranno risposte a quesiti oggi non decifrabili).

Ancora più interessante per il nostro studio, si è rivelata l’esperienza della realizzazione di una copia in scala 1:1 della scultura dell’Angelo, utilizzando le tecniche di esecuzione antiche – opera commissionata dai mecenati finanziatori del progetto – durante questa esperienza abbiamo potuto ricostruire alcuni elementi andati perduti, ottenendo una diversa lettura dell’opera, interessante e formativa ma che non riesce a equiparare la forte attrattiva prodotta dall’Angelo Annunciante di San Gennaro.
Un progetto culturale ambizioso e unico, multidisciplinare e polivalente che ha coniugato e condiviso esperienze molteplici, operate da enti istituzioni pubbliche e private, italiane e straniere ecclesiastiche e laiche, politiche e culturali, studiosi e tecnici locali e nazionali, con il coordinamento della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Provincie di Lucca e Massa Carrara, consapevoli dell’obiettivo da raggiungere: tutelare e valorizzare questo attraente manufatto.

Il fascino e l’aura di mistero che avvolge l’Angelo Annunciante ha colpito anche me! Avendo l’opportunità di osservare l’opera in diversi momenti e in condizioni spesso disastrose nel corso delle operazioni di restauro, non riuscivo a trovare una motivazione accettabile che giustificasse la presenza di un difetto, a mio avviso assai evidente, proprio nello sguardo. Questo spunto ha mosso la mia curiosità e ha dato fondamento ad una ricerca, ancora in corso, i cui esiti identificherebbero il volto dell’Angelo di San Gennaro, come un ritratto di Leonardo da Vinci giovane. Lo Studio parte dalla comparazione del volto dell’Angelo di San Gennaro con il volto del David di Andrea del Verrocchio, conservato al Museo del Bargello di Firenze. Pare che, come racconta Giorgio Vasari ne: Le Vite, il David sia considerato il ritratto di Leonardo, che Verrocchio avrebbe utilizzato come modello per realizzare la sua scultura.
Per comprovare questa mia tesi, ho confrontato fra loro i ritratti oggi conosciuti di Leonardo da Vinci, compreso l’Angelo
Annunciante – il risultato della mia tesi è contenuto in una piccola pubblicazione dal titolo: A colpo d’occhio è Leonardo! Edizioni Polistampa, Firenze, 2019 – che spero potrà evolversi e trasformarsi in una pubblicazione più ricca e completa.

David di Andrea del Verrocchio, Museo Bargello
Angelo Annunciante, Pieve San Gennaro

FOCUS – Lo studio parte da un’intuizione. Ho spirituale alla bellezza dell’opera. Come mai l’artista, ritrae nell’opera questo difetto che segna notato che l’occhio sinistro non era allineato col destro inesorabilmente la scultura proprio negli occhi, e questo “difetto” violava quel volto perfetto, l’elemento primario di comunicazione, oltretutto in un evidenziando una disarmonia nella linea degli occhi e soggetto come un Angelo Annunciante? Un nella forma delle palpebre, a scapito della forza comunicatore per definizione. comunicativa che rende anima e da consistenza.

A questo punto è scattato qualcosa. Il confronto ha avuto inizio con la scultura in bronzo raffigurante il David di Andrea del Verrocchio, conservata nel Museo del Bargello di Firenze, da sempre considerata il ritratto di Leonardo da Vinci che Verrocchio avrebbe utilizzato come modello, come racconta Giorgio Vasari nelle sue “Vite”. Il difetto oculare ricorre in entrambe le opere – Angelo e David – confrontando l’occhio sinistro con il destro, lo sguardo perde la simmetria: questo strabismo, conclamato dalla disarmonica modellazione della palpebra, rende inequivocabilmente l’occhio sinistro difforme dall’occhio destro. Lo stesso difetto oculare, si riscontra anche nei ritratti ed autoritratti di Leonardo. Vi siete mai resi conto che l’uomo vitruviano (1490) – autoritratto di Leonardo a circa 38 anni – ha l’occhio sinistro diverso dall’occhio destro? Avevate notato che nell’autoritratto di Leonardo
(1515) a 63 anni – l’occhio sinistro presenta un evidente strabismo? Esiste a supporto di questa mia tesi, lo studio pubblicato da Jama Ophthalmology nel 2018, dal Prof. Christopher Tyler, del Dipartimento di Neuroscienze visive dell’Università della City di Londra, che partendo dall’analisi del grado di strabismo delle pupille degli sguardi degli autoritratti è giunto alla mia medesima conclusione, ossia che Leonardo da Vinci fosse strabico, un difetto che gli avrebbe permesso di avere una visione maggiorata della profondità, ossia di riprodurre la prospettiva spaziale su una superficie bidimensionale. Trattasi di una patologia denominata exotropia intermittente, diagnosticata nei secoli a numerosi e notissimi pittori. L’analisi dello sguardo dell’Angelo della Pieve di San Gennaro, eseguita dal Prof. Tyler ha rilevato il medesimo grado di strabismo, già riscontrato negli altri ritratti…

La ricollocazione dell’Angelo Annunciante in una nuova teca all’interno della Chiesa di San Gennaro è stato il passo successivo – l’opera doveva essere visibile già entrando in chiesa per essere fruita e custodita al meglio: un progetto complesso che ha dovuto mediare fra le suggestioni emotive e il confronto con aspetti pratici e logistici.
Il percorso di studio e restauro dell’Angelo, costantemente comunicato attraverso i media con aggiornamenti sulle fasi di intervento, gli ha riconsegnato notorietà e fama, producendo nuova curiosità e attenzione, e sviluppando effetti a catena e a lungo termine.
Dopo il restauro, l’Angelo Annunciante è stato richiesto in prestito per eventi espositivi e mostre: la prima al Museo dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, successivamente presso il Centro Culturale Leo – Lev di Vinci e infine, prima di tornare trionfalmente a San Gennaro, la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca lo ha richiesto per una mostra all’interno di San Franceschetto a Lucca, dove potesse essere ammirato in attesa che la Pieve di San Gennaro potesse riaccoglierlo al termine del restauro dell’intero paramento lapideo esterno della chiesa, finanziato in toto dalla stessa Fondazione.

Oggi l’Angelo è tornato nella sua dimora di sempre, nella splendida Pieve di San Gennaro, conservato in una nuova teca – grazie al contributo del Comune di Capannori – onorato, visitato e fruito da tutti coloro, curiosi e appassionati, che cercano di capirne l’enigmatico mistero e i numerosi quesiti che ancora custodisce. (si veda foto)

La nuova teca contiene due opere palesemente appartenenti a ambiti diversi: l’Angelo Annunciante e la Madonna del Parto – scultura in terracotta dipinta di autore ignoto (sec. XV), anch’essa restaurata – convivono in una recuperata composizione che rappresenta l’Annunciazione.
La scelta è stata determinata dal ritrovamento di una fonte documentaria: “un inventario di tutte le robbe della Compagnia di S. Maria della Neve di S. Gennaro”, integrato ad una visita pastorale del 1646. Nell’elenco delle suppellettili religiose, presenti nell’inventario, sono descritti: “…Una vergine Annontianta, nella Pieve – Un Angelo per di contra, con giglio in mano…”.

Le due sculture sono state qui ricomposte come GRUPPO DELL’ANNUNCIAZIONE, all’interno di un’unica teca che le conservi e protegga nel tempo e che ne permetta la migliore fruizione e lettura, come già accaduto dal 1646 al 1933 nella descrizione contenuta all’interno del libro di Antonio Mazzarosa, “La Terra di San Gennaro la sua Pieve e il suo Pievato”. Note artistiche storiche, Memoria:
«Due statue, di grandezza al naturale, in terra cotta senza vetrina, l’una ridotta in due pezzi, ma ricomponibile (L’Angelo), l’altra mutilata delle mani (La Vergine), vedonsi, la prima in canonica, l’altra nella Cappella della Confraternita. Poste l’una di fronte all’altra rappresentavano l’Annunciazione della Vergine». (L’Angelo e la Madonna del Parto erano collocati rispettivamente alla sinistra e alla destra dell’altare centrale).

La suggestione che volevamo ricreare con la nuova teca era quella di neutralizzare qualsiasi filtro fra le opere e il fruitore, eliminando ogni distanza, cercando di realizzare un contenitore trasparente, una bolla di cristallo invisibile, accogliente come il ventre materno, un nido ripieno di significati simbolici e evocativi, spirituali, che congiuntamente all’illuminazione scenografica potesse trasmettere emozioni multisensoriali al fruitore.
Il progetto è riuscito parzialmente per motivi molteplici, ma il risultato resta comunque soddisfacente.

L’angelo Annunciante prima (1478) e dopo il restauro
( 2019 )

Consolidamento e prove di pulitura

IL RESTAURO DELLA PIEVE DI SAN GENNARO

sangennaro

La pieve di San Gennaro presentava evidenti segni di degrado strutturale, il paramento lapideo costituito da una pietra calcarea caratteristica del luogo – pietra di Matraia, proveniente dall’omonima cava – mostrava evidenti segni di degrado. Grazie alla virtuosa catena di professionisti e di collaborazioni che nel corso del restauro dell’Angelo Annunciante si erano consolidati e alla scia di comunicazione, frutto del lavoro assiduo e costante di coordinamento della Soprintendenza territoriale, il percorso di risanamento si è esteso gli apparati architettonici e decorativi della Chiesa che presentavano estese alterazioni con tipologie di degrado di entità differenziata dovute principalmente agli elevati livelli di umidità percepibile inequivocabilmente all’interno della chiesa e semplicemente guardandosi intorno. Si notava una desquamazione generalizzata con fessurazioni e distacchi di rilevante entità, dimensione e spessore preoccupanti anche per la sicurezza delle persone e evidenti gore biancastre caratteristiche dei residui salini. Era necessario conoscere il problema più a fondo e trovare un metodo per far sì che questo effetto sensoriale si trasformasse in un dato scientifico su cui elaborare un metodo di intervento risolutivo. La conoscenza del metodo CNT ci garantiva entrambi gli ambiti: ossia registrare scientificamente il grado di umidità di risalita contenuto nelle murature attraverso una campagna diagnostica preliminare al fine di ottenere indicazione precise sul percorso da affrontare per risolvere il problema di tutta l’umidità che affliggeva la Chiesa.

Dopo questo primo intervento di asciugatura per evaporazione naturale, dovevamo evitare le cause esterne di infiltrazioni d’acqua che provenivano principalmente da eventi atmosferici – l’acqua piovana filtrava fino nell’interno attraverso gli interstizi fra i mattoni del paramento esterno e delle aperture in facciata – si notavano in controfacciata i segni dei depositi salini lasciati dalle colate d’acqua. Anche per affrontare questa sfida è stata condotta una campagna preliminare di rilievo attraverso l’utilizzo di laser scanner 3D per acquisire con precisione le dimensioni, la mappatura del degrado e le situazioni critiche, al fine di intervenire in sicurezza e con piena consapevolezza dello stadio di avanzamento del degrado. Per conoscere la reale consistenza delle porzioni difficilmente accessibili si è utilizzato il drone (DJI Mavic2PRO) che ha permesso di valutare l’entità dei deterioramenti. Prima di effettuare le operazioni di consolidamento sono state rimosse meccanicamente le esfoliazioni pericolanti, spesso di dimensioni notevoli, degradate a tal punto da non poter essere consolidate e la rimozione delle malte caratterizzate da una composizione non idonea. Con l’analisi petrografica al microscopio ottico polarizzatore, sulle sezioni sottili, abbiamo identificato la composizione degli impasti e le caratteristiche della pietra, per poi procedere al restauro conservativo e rallentare il naturale processo di invecchiamento. Questa attività svolta con il costante confronto degli esiti delle varie analisi effettuate sui materiali costruttivi e sulla natura delle malte, ha permesso di realizzare un intervento di restauro conservativo, consapevole e rispettoso del bene cercando di limitare per quanto possibile la contaminazione della materia originaria.
Il restauro ha previsto di ricreare inoltre alcuni degli spigoli dei cornicioni e delle modanature della facciata, quegli elementi architettonici che preservano e evitano alla pioggia di defluire senza regimazione, andando ad intaccare le murature, le decorazioni a rilievo dell’esterno, provocandone l’erosione e la totale perdita.
Il primo passo è stato assumere la consapevolezza dell’effettivo quantità di umidità contenuta nella pietra e di intervenire prima sull’umidità di risalita e successivamente limitare e inibire l’ingresso di ulteriori fattori “umidificanti” per permettere al restauro di intervenire su un manufatto più sano e limitare i tempi di lavorazione.

Pieve di san Gennaro – particolari del degrado murario prima del restauro (2022)

Pieve di san Gennaro

Dopo 3 anni di utilizzo delle apparecchiature CNT, l’umidità di risalita, causa principale del degrado strutturale della Pieve di San Gennaro, in concomitanza con il restauro della facciata e del paramento esterno che hanno risolto le molteplici cause di infiltrazioni legate in larga parte a eventi atmosferici, hanno mostrato in modo eclatante la loro efficacia. Le termografie di controllo eseguite a distanza di un anno una dall’altra confermano i formidabili risultati conseguiti, con un approccio assolutamente indolore, graduale e naturale che ha risanato le condizioni ambientali, garantendo un miglioramento dello stato conservativo generale, sia per gli apparati interni e i beni ivi conservati, sia per i fedeli per cui la percezione del clima all’interno della Pieve è più gradevole anche nei periodi freddi.
Il processo di asciugatura risultato di un metodo graduale e naturale, non provoca shock termici, che solitamente determinano gli effetti più devastanti sulle opere d’arte, qualsiasi sia la materia costituente.
Questo racconto vuole soltanto portare la testimonianza di un restauro scientificamente condotto, eseguito da professionisti, specialisti e tecnici di provenienze difformi, enti e istituzioni che hanno operato congiuntamente, con grande serietà e dedizione. Il risultato è stato eclatante: l’Angelo e la Pieve di San Gennaro sono diventati simbolo di un modus operandi che corrobora la mission di tutti coloro che lavorano con le opere d’arte.

“L’operazione Angelo” celebra e magnifica la conoscenza, le nuove tecnologie di ricerca e diagnostica, la comunicazione, la valorizzazione e la bellezza, restituendo vita a ciò che la storia ci ha affidato perché il futuro e nelle mani di coloro che lo rendono possibile oggi!

Dott.ssa ILARIA BONCOMPAGNI

Funzionario Storico dell’Arte  Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le
Province di Lucca e Massa Carrara

BNCLRI70E53G628V

Indirizzo: Via Vecchia Pesciatina 307/Z – 55100 Lucca

Cell. 348.8082775

ilaria.boncompagni@cultura.gov.it
ilabon1970@gmail.com

Bibliografia:

  • Bedini, E. Citti, R. Cresti, A. Romiti, San Gennaro natura, cultura, tradizioni in terra lucchese, PubliEd, Lucca, 2007.
  • Boncompagni, O. Ruggiero, L. Speranza, Se fosse un Angelo di Leonardo…, Edizioni Polistampa, Firenze 2019.
  • Boncompagni, A colpo d’occhio è Leonardo!, Edizioni Polistampa, Firenze, 2019.
  • Cheli, Università degli Studi di Pisa, tesi di laurea 2013-14,

                  ‘L’angelo annunciante’ della Pieve di San Gennaro a Capannori: un’attribuzione controversa.

  • T. Filieri,San Gennaro – La Pieve Romanica e il suo paesaggio, PubliEd, Lucca 2019.
  • Mazzarosa, La Terra di San Gennaro la sua Pieve e il suo Pievato. Note artistiche storiche,

                   Memoria letta il 27 gennaio 1933 alla R. Accademia Lucchese di Scienze, Lettere ed Arti,

Scuola Tip. Artigianelli, Lucca, 1933

  • AIES – Atti del XIV Convegno Internazionale: diagnosi, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale 2023 – pag. 22, I. Boncompagni: La Pieve di San Gennaro. Un restauro sostenibile. 2018 – 2022

Rassegna Stampa dal web:

https://www.youtube.com/watch?v=zqGb9KIgQMU

https://www.youtube.com/watch?v=HI4Q2OFGI3o

https://www.youtube.com/watch?v=3O34FgI4Pbk

https://www.youtube.com/watch?v=z_2A0h_X86A

https://www.dovealucca.it/davedere/curiositastoriche/101sgennaroelangelodidavinci

https://www.intoscana.it/it/articolo/angeloleonardodavincicapannori/

https://www.fondazionecarilucca.it/news/langelodisangennarosanfranceschetto

https://www.leolev.it/mostre/mostraleonardovinci/

https://www.exibart.com/eventoarte/sefosseunangelodileonardolarcangelogabrieledisangennaroinlucchesiaeilsuorestauro/

https://www.lanazione.it/lucca/cronaca/langelodileonardodavincitornaacasa1.8055761 https://www.turismo.lucca.it/sefosseunangelodileonardo

http://arte.it/leonardo/mostra/sefosseunangelodileonardo62901

https://artemagazine.it/2019/10/07/vinciinmostradopoilrestaurolangeloannunciantelasculturaattribuitaaleonardo/

https://www.puccinilands.it/it/scheda/10027/sefosseunangelodileonardo

https://www.iltirreno.it/lucca/cronaca/2021/04/15/news/langelonontornaacasa1.40154518

https://www.quotidianosanita.it/scienzaefarmaci/articolo.php?articolo_id=67270

https://www.exibart.com/express/strabismodileonardoildisturbosarebbestatodecisivoperlesueopere/

https://www.neovision.eu/magazine/leonardodavincierastrabico/

http://www.qaeditoria.it/details.aspx?idarticle=118878