Nella prestigiosa cornice del Palazzo Chiaromonte (Steri), sede del rettorato dell’Università e della Cappella Palatina del Palazzo Reale è in corso da mercoledì 14 settembre a domani, 16 settembre, la 12esima edizione dell’ESRARC, simposio europeo sul recupero e la conservazione del patrimonio artistico religioso organizzato dal Prof. Franco Palla. La CNT è stata al centro di due relazioni: una presentata dalla Dottoressa Graziella Bernardo del Dipartimento delle Culture Europee e del Mediterraneo, dell’Università della Basilicata e quella dell’Ingegner Michele Rossetto, ideatore della tecnologia. Qui di seguito, la nostra intervista alla docente lucana, che ha presentato durante l’evento i risultati di un’attività di ricerca che è stata coordinata dalla Professoressa e Architetto Antonella Guida.
Dottoressa Bernardo, quali risultati avete presentato in occasione del simposio?
«Abbiamo presentato alcuni risultati delle nostre attività di ricerca che conduciamo con un approccio multidispilinare attraverso sia attività di laboratorio che diagnostiche sul campo. Il nostro obiettivo è contribuire allo sviluppo di innovazioni anche grazie all’uso delle tecnologie digitali e alla diffusione di una nuova cultura della conservazione incentrata sulla prevenzione, sull’uso delle migliori soluzioni di intervento attualmente disponibili e sulla manutenzione programmata del patrimonio edilizio. La CNT è protagonista in questo ambito ed è parte di un percorso di conservazione che deve svolgersi a tutto tondo, attraverso l’integrazione fra l’innovazione di processo e quella di prodotto».
Nella pratica, cosa avete sviluppato?
«Grazie alla collaborazione fra l’Università e la Leonardo Solution è stato possibile avviare un’attività di ricerca sperimentale che ha visto l’installazione della CNT nella navata destra della chiesa rupestre, a impianto basilicale con tre navate, di San Pietro Barisano a Matera. Dopo tre anni di osservazione, abbiamo potuto constatare come nella navata destra e in parte di quella centrale, affette da umidità di risalita capillare, il risanamento della muratura per effetto della CNT sia completo. Così non è nel resto della chiesa e nel sacrario, dove non è stata impiegata la tecnologia e quindi il problema che c’era, continua a permanere invariata».
I risultati di questo lavoro sono consultabili?
«A breve saranno disponibili gli abstract del simposio che preludono a una vera e propria pubblicazione di atti. Fra i documenti, c’è anche la nostra relazione».
Come proseguirà ora la sperimentazione?
«Le attività proseguiranno con altre attività di ricerca. Fra queste, c’è l’attivazione di un dottorato che si propone di integrare la tecnologia CNT con le migliori pratiche disponibili nell’ambito della conservazione delle murature affette da umidità di risalita in modo da poter considerare tutte le successive attività di risanamento. In particolare, sarà stilato un protocollo di azione rivolto alla conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale che, attraverso l’ausilio delle nuove tecnologie digitali e dell’informazione, consentirà l’analisi di diversi casi studio e il confronto, a valle della risoluzione di una patologia da umidità di risalita, delle tecniche e dei materiali che sono normalmente impiegati nella fase di risanamento. L’obiettivo è capire fra diversi materiali e/o tecnologie quali siano le migliori da impiegare a supporto di un progetto di risanamento a 360° e che, oltre alla asciugatura delle murature con la CNT, vede altre fasi, dalla pulizia iniziale dal degrado fino a quella post-intervento alla conservazione e protezione delle superfici, fino al controllo delle stesse in tempo reale con la predisposizione di nuovi sensori innovativi. Un percorso ambizioso che si svilupperà nel corso dei prossimi tre anni».